La musica da film nell’era digitale: il percorso di Fabio Massimo Capogrosso

Un viaggio attraverso la composizione musicale per il cinema con Fabio Massimo Capogrosso.

Il percorso di un compositore

Fabio Massimo Capogrosso è un nome che sta guadagnando sempre più attenzione nel panorama musicale contemporaneo. La sua carriera ha preso slancio nel maggio 2019, quando la Scala di Milano ha eseguito il suo brano per clarinetto e percussioni. Questo evento ha segnato un punto di svolta, portando la sua musica a un pubblico più ampio. Capogrosso ricorda con emozione quel momento, descrivendolo come un’esperienza indimenticabile. Oggi, il compositore è noto per le sue colonne sonore, tra cui quelle per film come “Rapito” e “Le Déluge”.

Comporre nell’era digitale

In un’epoca in cui la tecnologia ha rivoluzionato il modo di creare e ascoltare musica, Capogrosso si distingue per il suo approccio “analogico”. Crede fermamente che la scrittura musicale debba avvenire con strumenti tradizionali, come matita e pentagramma. Questo metodo gli consente di mantenere un legame profondo con la musica, anche quando lavora su progetti che richiedono l’uso di elettronica. Per “Le Déluge”, ad esempio, ha cercato di creare un suono metafisico, collaborando strettamente con il regista Gianluca Jodice.

Collaborazione e creatività

La collaborazione con i registi è un aspetto cruciale del lavoro di Capogrosso. Egli sottolinea l’importanza di un dialogo aperto e rispettoso, che permette di esplorare nuove idee e di spingersi oltre i confini della musica da concerto. Con Marco Bellocchio, ha avuto l’opportunità di lavorare fin dalle prime fasi della sceneggiatura, un processo che ha arricchito la sua creatività. Capogrosso afferma che la musica da film può avere una vita autonoma, ma spesso è indissolubilmente legata al film stesso. Le colonne sonore di “Rapito” ed “Esterno Notte” potrebbero essere trasformate in una suite sinfonica, mentre “Le Déluge” è profondamente integrata con la narrazione visiva.

La sfida della divulgazione musicale

Con l’avvento di piattaforme come Spotify, la diffusione della musica è diventata più accessibile, ma anche più complessa. Capogrosso riconosce che, sebbene queste piattaforme offrano opportunità senza precedenti per scoprire nuova musica, possono anche rendere difficile la selezione in un mare di contenuti. La sua esperienza nel conservatorio gli ha insegnato che la scrittura musicale richiede competenze e anni di studio, un aspetto che non dovrebbe essere trascurato. La musica è un linguaggio complesso e articolato, e ogni compositore deve affrontare questa sfida con serietà e dedizione.

Scritto da Redazione

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